martedì 18 dicembre 2018

L'ANGOLO ROSSONERO:BOLOGNA-MILAN.

C'è un posto Champions da puntellare e c'è una zona salvezza da ritrovare. Ci sono pure una figuraccia da superare (quella di Atene per il Milan) e una vittoria che manca da fine settembre da ritrovare (per il Bologna). E poi ci sono Rino contro Pippo, Gattuso contro Inzaghi: compagni e amici oggi rivali, con il destino dell'uno che si lega inversalmente a quello dell'altro, perché chi sale affossa chi scende. Il tecnico milanista deve approfittare dell'assist di Zapata arrivato ieri sera contro la Lazio: l'occasione è ghiotta, 4 punti di vantaggio sui biancocelesti sarebbero una spinta quanto mai proficua verso il mini-ciclo natalizio. L'allenatore felsineo, più prosaicamente, deve salvare la pelle: la sua panchina continua a traballare pericolosamente. E qui, c'è allora un'altra storia nella storia che si innesta in questa sfida del Dall'Ara, la storia della maledizione del 9 rossonero che sta oscurando anche la stagione di un centravanti di razza come Higuain. Ecco quindi il Pipita fronteggiare proprio l'incarnazione, la personificazione di quella maledizione, SuperPippo Inzaghi: un gol per rinascere, per prendersi il Milan sulle spalle, per riassaporare la gioia di un pallone scagliato in rete che manca da quasi due mesi ma anche un gol che potrebbe costare molto caro al suo illustre, e pesante, predecessore. Destini incrociati, dunque. Destino, oggi più che mai, cinico e baro.L'ex ad del Milan, Marco Fassone, ha deciso di fare causa alla società rossonera contro il suo licenziamento dello scorso agosto firmato dal nuovo corso del club targato Elliott e con la presidenza di Paolo Scaroni. Stando a quanto risulta all'ANSA, domani, mercoledì 19 dicembre, davanti al giudice del lavoro di Milano, Luigi Pazienza, si terrà la prima udienza a seguito del ricorso dell'ex amministratore delegato. Fassone è assistito dall'avvocato Francesco Rotondi, il quale sostiene che si trattò di un licenziamento "ritorsivo" e ne chiede, dunque, l'annullamento. Da quanto si è saputo, nel ricorso depositato al Tribunale del Lavoro di Milano (l'impugnazione del licenziamento è stata effettuata con il cosiddetto rito 'Fornero', più celere di altri) Fassone, attraverso il suo legale, lamenta la "ritorsività" del licenziamento ai suoi danni, spiegando che il 21 luglio scorso la società gli fece un'offerta di transazione di 2,5 milioni di euro per andarsene e, dal momento in cui lui rifiutò quella proposta, venne licenziato. Da qui la richiesta al giudice di dichiarare la "nullità" del licenziamento che, se accolta, comporterebbe il reintegro da dirigente nella società. Secondo il ricorso di Fassone, inoltre, la stessa motivazione del licenziamento sarebbe illegittima. Nella comunicazione del licenziamento per "giusta causa" il Milan aveva fatto valere quella che definiva una "grave indifferenza e negligenza rispetto a fondamentali interessi della nostra Società e delle risorse in essa impiegate" da parte di Fassone, facendo anche riferimento ad alcune "lettere di contestazione disciplinare". In più, la società parlava di "violazioni dei doveri" in relazione al "rapporto di lavoro intrattenuto con la nostra Societa', talmente gravi da non rendere possibile la prosecuzione neppure provvisoria del rapporto medesimo, avendo determinato in maniera inemendabile e radicale, il venire meno dell'elemento fiduciario". E lo stesso club si riservava anche "di intraprendere qualsivoglia opportuna azione a nostra tutela". Per Fassone, invece, le considerazioni negative del Milan sul suo operato e sui motivi del licenziamento sono derivate, come atto "ritorsivo", soltanto dalla sua decisione di non dare l'ok all'offerta di transazione. Nella prima udienza ci sarà la costituzione delle parti e poi il procedimento verrà rinviato ad altra data, dopo che le parti hanno gia' depositato al giudice corpose memorie a sostegno delle loro ragioni.

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